I loghi delle principali case editrici italiane
Il logo di una casa editrice riassume la sua linea editoriale e i valori su cui si basa. Quali sono i loghi delle principali case editrici italiane? E come sono stati scelti?
Oltre a titolo, nome dell’autore e un’immagine rappresentativa del contenuto del libro, la prima di copertina contiene un altro elemento fondamentale: il logo della casa editrice. Riportato anche sulla costola, il logo permette ai lettori più attenti di collegare ogni titolo alla casa editrice che l’ha pubblicato, e quindi all’indirizzo letterario e culturale che questa rappresenta. Ogni casa editrice sceglie un’immagine rappresentativa e che può essere rivista e rimodernata nel tempo: alcune optano per un simbolo, altre per un acronimo o per l’iniziale del loro nome o di quello del fondatore.
Come nasce un logo?
I loghi delle case editrici hanno la stessa funzione dei loghi dei brand di vestiti, macchine, accessori e in generale qualsiasi oggetto che viene commercializzato: far riconoscere all’acquirente chi ha realizzato quel determinato prodotto. In questo senso i loghi delle case editrici rimandano al progetto culturale che rappresentano e alle conseguenti scelte editoriali.
I loghi in generale sono espressione del marketing e nascono come marchi di fabbrica soprattutto a partire dalla Seconda Rivoluzione industriale; ma nel campo dell’editoria l’usanza di apporre un marchio di fabbrica è ancora più antica. Già Aldo Manuzio, il primo editore moderno e uno dei più grandi di tutti i tempi, attivo a Venezia fra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, apponeva il proprio marchio sui libri che stampava: un’ancora con un delfino attorcigliato intorno.
Con il Novecento e lo sviluppo vero e proprio del design e della grafica, il logo è diventato un elemento di riconoscimento imprescindibile. Vediamo quali sono e cosa rappresentano i loghi delle principali case editrici italiane.
Quando il nome diventa un logo...
Alcune case editrici, sia storiche che di più recente fondazione, hanno optato per la lettera iniziale del loro nome o del nome dei loro fondatori. Spesso la o le lettere vengono poi arricchite da altri elementi.
Fra queste ricordiamo:
- Mondadori: la A che oggi troviamo sui libri di questo colosso dell’editoria è stata disegnata nel 1969 dal designer olandese Bob Noorda; precedentemente la casa editrice utilizzava le iniziali del fondatore, “AM” (Arnoldo Mondadori). Già negli anni Trenta si fece però impellente l’esigenza di un logo riconoscibile e al tempo si optò per una rosa accompagnata dal motto dantesco “In su la cima”; questa variante è stata poi ripresa nel 2012 per la collana “Scrittori italiani e stranieri”
- Feltrinelli: il logo della casa editrice fondata da Giangiacomo Feltrinelli è l’iniziale del suo cognome ed è anche questa opera di Bob Noorda
- Laterza: la casa editrice barese ha come logo l’acronimo GLF, che sta per “Giovanni Laterza e figli”; inizialmente era inscritto in un labirinto disegnato da Leonardo Da Vinci e riportava anche il motto “Constanter et trepide”: una sorta di esortazione a seguire una linea editoriale caratterizzata da costanza e scelte ardite
- Rizzoli: alla sua nascita nel 1929 Rizzoli era una casa editrice di riviste popolari; solo con la collana BUR (Biblioteca Universale Rizzoli, a partire dal 1949) iniziò a pubblicare libri. Rivolgendosi a tutti, i libri BUR avevano una grafica molto semplice, quasi anonima; solo a partire dalla prima metà degli anni Settanta venne inserito un logo, disegnato da John Alcorn: l’acronimo BUR in stile neoliberty. In seguito a varie rivisitazioni, oggi il logo di Rizzoli è il suo stesso nome, con la R allungata a simboleggiare la doppia scala della storica sede milanese
- Garzanti: fondata nel 1939 da Aldo Garzanti in seguito alla rilevazione della casa editrice Fratelli Treves (fondata nel 1861), la Garzanti aveva, soprattutto inizialmente, una vocazione enciclopedica e scientifica, che spiega la scelta molto sobria di un G in un quadrato con all’interno le linee del disegno tecnico
- Bompiani: scelto dal suo fondatore Valentino Bompiani, il primo logo della casa editrice era una B sopra le pagine di un libro aperto; oggi le pagine del libro si sono trasformate nei petali di un fiore di loto, che ha inglobato la B e che rappresenta saggezza e conoscenza
- Il Saggiatore: quando Alberto Mondadori, figlio di Arnoldo, decise di intraprendere la propria strada nell’editoria, scelse un sagittario per rappresentare la sua casa editrice; rimodernato dal grafico Fabrizio Confalonieri, ancora oggi la S del nome riporta un arco e una freccia. Il sagittario fu scelto perché protettore degli esploratori, degli insegnanti e dei filosofi
- minimum fax: nata nel 1993 come editore di rivista periodiche via fax, la M del nome è arricchita da un pennino
- 66thand2nd: fondata a Roma nel 2008, il nome è un indirizzo di New York e anche nel logo sono riportate queste suggestioni d’oltreoceano; il nome della casa editrice è infatti all’interno di due quadrati che richiamano la segnaletica statunitense
- Atlantide: nata solo nel 2015, Atlantide si basa su un progetto editoriale circoscritto e ben preciso; i dieci titoli che pubblicano ogni anno con una tiratura di 999 copie numerate riportano nella prima di copertina il nome della casa editrice con la parte inferiore non visibile: come la mitologica città sommersa sta emergendo o sprofondando nell’abisso?
... e quando il logo è un'immagine
Altre case editrici hanno optato invece per un simbolo o un’illustrazione che racchiudesse i loro valori. È famoso il caso di Einaudi, ma lo struzzo si trova in buona compagnia:
- Adelphi: quando all’inizio degli anni Sessanta Einaudi scartò la proposta di Luciano Foà di pubblicare tutta l’opera di Nietzsche, l’intellettuale decise di intraprendere la propria strada, seguito fra gli altri da Giorgio Colli ( studioso di Nietzsche al tempo) e Roberto Olivetti. Dalla sua nascita, la casa editrice Adelphi è rappresentata dal pittogramma cinese della luna nuova, simbolo di morte e rinascita
- Corbaccio: il nome richiama l’omonima opera di Boccaccio e l’etimologia del termine deriverebbe dalla parola “corvo”; in questo senso si spiega il logo della casa editrice fondata nel 1923 da Enrico Dall’Oglio: inizialmente proprio un corvo con un libro nel becco, oggi un corvo più stilizzato, in volo, che ricorda una parentesi graffa
- Guanda: spesso confusa con un gufo o una civetta, l’immagine che rappresenta la casa editrice nata per volontà di Ugo Guanda nel 1932 è in realtà una fenice e inizialmente si trovava solo sui libri dell’omonima collana di poesia diretta da Attilio Bertolucci; l’autore è il pittore Carlo Mattioli che la realizzò nel 1939
- Giuntina: il Gimel che la rappresenta è una lettera ebraica e ben richama le intenzioni del suo fondatore Daniel Vogelmann, ovvero concentrarsi su opere della cultura e letteratura ebraiche
- L’orma: fondata nel 2011 da Lorenzo Flabbi e Marco Federici Solari ed editrice delle opere di Annie Ernaux, premio Nobel 2022, il suo logo raffigura due occhi, simbolo dell’esperienza e della ricerca culturale
- e/o: nata a Roma nel 1979, il nome si riferisce ai punti cardinali est/ovest e all’intento di portare in Italia la letteratura dell’est, nonostante oggi l’autrice di punta sia l’italiana Elena Ferrante. Il logo è una cicogna, che in quanto uccello migratore ben si adatta allo spirito del progetto di Sandro Ferri e Sandra Ozzola
- Iperborea: dal 1987 porta in Italia opere e autori del Nord Europa e il suo logo rappresenta una runa, cioè un simbolo dell’alfabeto usato nei Paesi scandinavi fino al Medioevo
- nottetempo: nella prima di copertina dei libri di questa casa editrice possiamo vedere una figura addormentata. Si tratta di Benino, personaggio tradizionale del presepe napoletano; il suo sonno simboleggia la via d’accesso a un’altra dimensione, come quella in cui si immerge chi legge
- BAO Publishing: si racconta che il logo sia stato scelto ancor prima del nome della casa editrice e raffigura un bulldog francese, spesso presente sulle copertine nelle varie rivisitazioni che ne hanno fatto gli autori stessi
- Voland: il nuovo logo di Voland risale al 2019, in occasione dei 25 anni della casa editrice ed è ispirato, così come il nome, a “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov
Lo Struzzo di Einaudi
Fra tutti i loghi delle case editrici italiane, lo struzzo di Einaudi è particolarmente emblematico degli intenti della casa editrice nel momento della sua fondazione.
L’immagine dello struzzo venne per così dire ereditata dalla rivista “La Cultura”, edita da Einaudi fino a che il regime fascista non ne decretò la chiusura nel 1935. Ma la rivista fiorentina, curata da Leone Ginzburg per Einaudi, non è l’unica fonte di questo simbolo di resistenza e perseveranza: già nel 1574 era presente nell’opera “Dialogo delle imprese militari et amorose di Monsignor Paolo Giovio”.
Significativo anche il motto che accompagna lo struzzo: “Spiritus durissima coquit”, che letteralmente significa “lo spirito digerisce le cose più dure”, a rafforzare la tenace libertà di pensiero della casa editrice torinese; un invito che si confaceva al clima censorio del regime fascista ma che è bene non dimenticare nemmeno oggi.
Ma lo struzzo einaudiano non è per così dire solo: ne esistono varie versioni, anche ad opera di artisti, come quella di Pablo Picasso, ancora sui Tascabili, e, la più recente, quella del 2000 di Giulio Paolini.
Riconoscibili e ricchi di significato simbolico, dunque, i loghi delle case editrici racchiudono lo spirito del progetto e le linee editoriali che animano queste imprese culturali: ne conoscevate l’origine? Qual è il vostro preferito?