Cosa succede al nostro cervello quando leggiamo?
La lettura è un’attività tipicamente umana, ma non siamo nati per questo: come abbiamo imparato a leggere?
Dalla prima parola di un volantino, un libretto delle istruzioni, un cartellone pubblicitario o, ancor meglio, un libro, il nostro cervello si mette in moto e attiva dei complessi meccanismi. Tutt’oggi restano molti passaggi da scoprire su come la parola scritta diventi un’immagine nella nostra testa. Sappiamo però che leggere può cambiare il nostro cervello e che nel corso dell’evoluzione umana sono state utilizzate parti deputate ad altro per imparare a farlo.
Il cervello di chi legge
Sono molte le aree del cervello coinvolte nella lettura e nella comprensione di quello che stiamo leggendo. Proprio perché l’essere umano non ha fra le sue caratteristiche “di base” la capacità di leggere, sono state usate parti evolutivamente sviluppatesi per altri compiti.
La lettura è infatti un insieme di:
- elaborazione visiva
- elaborazione fonologica
- decodifica e discrimine dei suoni
- comprensione del linguaggio
- produzione vocale (nel caso della lettura ad alta voce)
Nel cervello sono in particolare tre le aree deputate a queste varie funzioni:
- la corteccia temporo-parietale e la corteccia frontale inferiore, responsabili dell’elaborazione fonologica
- la corteccia occipito-temporale, che permette di riconoscere le parole quando le vediamo
Esistono poi delle fibre nervose (la cosiddetta materia bianca) che collegano le varie parti del processo di lettura.
In chi presenta un disturbo del linguaggio come la dislessia, questa sorta di “strade” di collegamento risultano compromesse, così come si notano differenze nelle altre aree coinvolte nella lettura. Resta da scoprire quali differenze sono causate dalla dislessia e quali sono una sua conseguenza.
Il cervello è però un organo plastico, che può quindi cambiare nel corso della vita, e la lettura è uno strumento prezioso, anche e soprattutto in quei casi in cui un disturbo del linguaggio la renda difficoltosa.
Cosa vediamo quando leggiamo
Oltre alla neurobiologia della lettura, è interessante riflettere su quali immagini si formano nel nostro cervello quando leggiamo. Fin dalla prima pagina di un libro tracciamo le linee di contorno dei protagonisti, dell’ambiente in cui vivono, degli oggetti con cui interagiscono…
Con l’andare avanti delle pagine aggiungiamo o cambiamo dettagli, creando una sorta di nostro immaginario, che però ha come caratteristica principale quella di essere aleatorio: sia che l’autore sia lauto di particolari e descrizioni, sia che ne sia avaro, più pensiamo ad esempio alla fisionomia immaginata per un personaggio e più questo ci sfugge e i suoi contorni risultano nebulosi.
Sulla fenomenologia della lettura ha scritto un saggio sui generis (ricco di immagini e di spunti iconografici) Peter Mendelsund, director associato di una casa editrice statunitense, pianista, scrittore (e non solo), che si chiede (e così intitola il suo libro): “Che cosa vediamo quando leggiamo?”.
Pubblicato in Italia da Corraini nel 2020 nella traduzione di Maria Teresa De Palma, in questo saggio-opera di design Mendelsund si interroga sul processo attraverso il quale visualizziamo nella nostra mente ciò che leggiamo, processo che diamo per scontato ma, come abbiamo visto nel precedente paragrafo, non lo è affatto.