Gestire più personaggi che, all’interno della stessa storia, parlano lingue diverse e che devono intendersi alla perfezione perché la trama tenga, potrebbe sembrare impossibile. Se nella vita reale possiamo affidarci a traduttori vocali simultanei come nei migliori film futuristici, in quella di carta occorre prendere alcune precauzioni, armarsi di pazienza e coraggio (ma questo sempre!) e seguire qualche accortezza. Di seguito abbiamo stilato una lista di consigli che potrebbero aiutarti nell’impresa.
1. Conoscere i personaggi e le lingue loro assegnate
Prima di tutto, è fondamentale avere una conoscenza approfondita dei personaggi e delle lingue coinvolte nella tua storia. Capire le motivazioni, le esperienze di vita e i contesti culturali di ciascun personaggio ti aiuterà a rendere le loro interazioni linguistiche più realistiche e autentiche, e soprattutto ti sarà utile per evitare qualsivoglia strafalcione!
2. Saper gestire la traduzione
Quando i personaggi parlano lingue diverse, devi decidere come gestire la traduzione nel contesto della storia. Puoi utilizzare diverse tecniche ma fondamentalmente si possono individuare tre scenari di base.
a. Il personaggio conosce la lingua
Il protagonista incontra un personaggio ma padroneggia la sua lingua, dunque il problema non si pone. Sarà vostra premura specificare che A conosce la lingua di B (per i motivi più disparati) e non sarà necessario ricorrere a inserti in lingua originale.
b. Il personaggio non conosce la lingua, ma ne conosce una (l’inglese, per elezione) condivisa dall’interlocutore
In questo caso starà a voi decidere quale sia il modo più opportuno per far sapere al lettore che il vostro personaggio sta rispondendo in inglese; ma anche in questo caso non c’è bisogno per forza di sfoderare la lingua originale.
c. Il personaggio non conosce né altra lingua né l’inglese e così il suo interlocutore
Naturalmente qui viene il bello. Ci sono molti fattori da considerare a questo punto: provenienza dei personaggi, età, contesto sociale e contesto storico (sarà molto più probabile che un giovane sappia il rumeno se siamo nell’Europa del 2024, rispetto a uno che abita l’Italia del Primo dopoguerra, per esempio).
Che lingua possiamo dunque far parlare loro? La risposta è tanto banale quanto immediata: ognuno la sua, esattamente come accadrebbe nella realtà. Starà a voi cercare di farli capire in qualche modo, a gesti, mimi, disegni, coinvolgendo un terzo personaggio… Tutto vale.
La diversità linguistica può essere un potente elemento narrativo. Sfruttate le differenze linguistiche per creare conflitti, momenti di intesa, o per esplorare le sfumature culturali. Ciò aggiungerà profondità ai vostri personaggi e alla trama.
In questo caso, allora, nei dialoghi sarete obbligati a inserire la lingua originale dell’interlocutore e la traduzione andrà necessariamente – e tassativamente – messa a fondo pagina nelle note.
3. Per i testi in cui gli inserti in lingua originale sono necessari e massivi: un glossario
Per aiutare i lettori a comprendere le lingue non familiari, considerate l’idea di incorporare un glossario alla fine del libro o di fornire informazioni contestuali nel corso della storia.
4. Evita luoghi comuni e cliché (ma questa è una regola d’oro da seguire sempre)
Assicuratevi che ogni lingua rappresentata nella storia riceva un trattamento equo e rispettoso. Evitate di trasformare una lingua in un cliché o di relegare i personaggi che parlano determinate lingue a ruoli stereotipati (no, scimmiottare lo spagnolo aggiungendo una -s finale all’italiano non è bello. Non si fa).
Buona scrittura e che il Dio della Glossolalia vi accompagni!