Breve storia della traduzione
La traduzione è un’attività antichissima, nata dalla necessità di comprendere e diffondere i saperi di popoli e culture diverse. Oggi, con l’avanzare della globalizzazione, siamo ormai abituati a vivere in un mondo “tradotto”, ma è proprio grazie al lavoro invisibile dei traduttori che da sempre sono stati possibili la comunicazione e lo scambio tra Paesi che parlano lingue diverse. Scopriamo quindi brevemente la storia di questa disciplina, custode e portatrice delle più ancestrali conoscenze.
La missione del traduttore
La traduzione è un’attività che comprende l’interpretazione del significato di un testo di origine e la successiva produzione di un nuovo testo “equivalente” ma in un’altra lingua. Lo scopo del traduttore è quello di portare il testo della lingua d’origine alla lingua di destinazione, in maniera tale da mantenere il più possibile inalterato il significato e lo stile del testo, ricorrendo, se e quando necessario, anche a processi di “adattamento”.
A causa delle differenze tra gli idiomi, spesso è infatti difficile (se non impossibile, secondo coloro che sostengono l’intraducibilità delle lingue) conservare il senso esatto e lo stile della scrittura – il ritmo, il registro, il suono, la metrica – e il traduttore si trova costretto a operare scelte che cambiano in funzione della natura del testo stesso e degli scopi che la traduzione si prefigge.
Questo perché la traduzione non è una semplice trasposizione di parole da una lingua all’altra, ma è un’attività che richiede una compenetrazione totale del traduttore in quella cultura. In una determinata lingua una parola può infatti avere diverse sfumature ed è di fondamentale importanza trovare il corrispettivo esatto (o quanto più vicino possibile) nella lingua di destinazione per non distorcere il significato ed il concetto originari.
Il traduttore ha perciò un compito molto delicato, perennemente in bilico fra la necessità di restare fedele al testo di partenza e l’imperativo di usare una lingua vera, reale, quotidiana, che non suoni artificiale alle orecchie del lettore.
Quando è nata la traduzione?
La traduzione è un’attività antichissima: la necessità di tradurre per stabilire una comunicazione tra due popoli che parlano lingue diverse è stata infatti da sempre un problema comune nella storia dell’umanità.
Varie leggende giunte fino ai giorni nostri narrano dell’esistenza della professione di traduttore già nella civiltà egizia e in quelle mesopotamiche, a partire dal 3000 a.C. Ad avvalorare tali leggende hanno concretamente contribuito i ritrovamenti archeologici avvenuti nel corso del tempo. Si tratta per lo più di tavole facenti riferimento a grammatiche e a primitivi glossari multilingue.
Le prime traduzioni
Le prime traduzioni scritte attestate sono state quelle della Bibbia. Una delle prime e più importanti traduzioni della Bibbia fu quella in latino ad opera di San Girolamo. Il risultato dei suoi sforzi, la “Vulgata”, è stata a lungo considerata come una delle migliori traduzioni bibliche mai effettuate, ed è stata, fino al XX secolo, la base per tutte le successive traduzioni della Bibbia. Per questo motivo San Girolamo è considerato il santo patrono dei traduttori.
Grandi traduttori furono anche gli arabi, che in seguito alla morte di Maometto nel 623 si espansero in tutta Europa, diventando i principali portatori del sapere occidentale. Gli arabi si prodigarono nella traduzione di moltissimi testi scritti di origine greca e romana, aggiungendoci le proprie conoscenze in campo scientifico. Fondarono inoltre molteplici scuole di traduzione a Baghdad e a Cordoba. Grazie a loro, il sapere degli antichi non scomparse con le invasioni barbariche.
In questa fase della storia, il ruolo dei monaci e degli amanuensi nel continuare l’importantissima opera svolta dagli arabi nei secoli precedenti fu di assoluto rilievo.
Le traduzioni dei classici e le "Belles infidèles"
Successivamente, la riscoperta degli antichi testi greci di Omero, Aristotele e Virgilio, in concomitanza con gli inizi della stampa, generò un entusiasmo senza precedenti nel campo della traduzione.
Iniziò così l’epoca delle “Belles infidèles” (“belle infedeli”): traduzioni riviste e corrette per risultare più adatte al gusto del lettore del tempo. Anziché limitarsi alla traduzione, i traduttori cercarono di rendere il testo più bello, depurandolo da espressioni considerate troppo volgari.
Il fenomeno delle “Belles infidèles” condusse alla famosa divisione tra i “perrotins” e gli “anti-perrotins”. I primi, seguaci di Nicolas Perrot d’Ablancourt, considerato il padre delle “Belles infidèles” e della libera traduzione, si contrapponevano ai secondi, che, al contrario, difendevano strenuamente il concetto di traduzione esatta, fedele e scrupolosa.
Fu proprio in quest’epoca che fu coniato il verbo “tradurre” (dal latino, letteralmente “portare o condurre attraverso, far passare da un luogo ad un altro”).
Le traduzioni tecniche e specialistiche
Più tardi, il secolo dell’Illuminismo e poi quello della Rivoluzione Industriale furono segnati da una proliferazione di traduzioni che toccò tutti i settori, in particolare quelli tecnici e scientifici.
Vennero stampati molti dizionari, monolingue e bilingue, generali o specialistici, e si creò una comunicazione interculturale che fece da ponte non solo tra le varie lingue, ma anche tra i vari settori.
Tradurre un saggio letterario, un testo medico o un testo scientifico richiede infatti competenze diverse e quindi ogni traduttore, pur restando specializzato nel suo settore, può conoscere le dinamiche di traduzione di altri campi disciplinari.
Per questo ogni anno, il 30 settembre, in occasione della Giornata mondiale della traduzione (fissata in corrispondenza della festa di San Girolamo) i traduttori di tutto il mondo si riuniscono in cicli di dibattiti e conferenze per scambiarsi idee, opinioni, visioni e modalità di traduzione, al fine di ampliare i loro orizzonti e scoprire nuove tecniche di traduzione.
Fonti
G. Mounin, Teoria e storia della traduzione, Torino, Einaudi, 2006
S. Nergaard, La teoria della traduzione nella storia, Milano, Bompiani, 2002
B. Osimo, Storia della traduzione. Riflessioni sul linguaggio traduttivo dall’antichità ai contemporanei, Milano, Hoepli, 2002