Come usare la punteggiatura nei dialoghi
Quali virgolette usare nei dialoghi? Quando bisogna andare a capo? C’è differenza tra virgolette alte e basse? Ecco una guida pratica per scrivere dialoghi corretti ed efficaci.
Scrivere i dialoghi in un romanzo o in un racconto è un’impresa ardua per tutti gli scrittori. L’utilizzo di virgolette, apici e trattini complica indubbiamente la situazione. Ma non temere: in questo articolo ti spiegheremo qual è la punteggiatura corretta da utilizzare per i tuoi dialoghi, per evitare così di cascare in errori o sviste da principiante!
La funzione dei dialoghi
Uno degli elementi più importanti per scrivere un buon romanzo sono sicuramente i dialoghi. Il dialogo in narrativa è quella parte di testo che viene pronunciata da un personaggio durante un colloquio con uno o più degli altri personaggi.
Per scrivere dialoghi efficaci dovrai prima di tutto riflettere sulla caratterizzazione di chi sta pronunciando quella battuta: soltanto dopo aver definito il carattere e le peculiarità di ognuno potrai riflettere sul linguaggio da fargli utilizzare all’interno della storia.
Oltre a caratterizzare i personaggi, i dialoghi possono servire a:
- esprimere un’azione interiore
- intensificare la scena
- esporre al lettore una scena, un’immagine, una precisa situazione
- supportare l’azione e aumentare il ritmo narrativo
- rendere più credibile e realistica la storia
È indubbiamente molto difficile scrivere dialoghi efficaci, poiché essi devono in qualche modo simulare una conversazione reale, o quantomeno credibile in relazione al contesto. Ciò significa che le battute di un dialogo non devono essere la trascrizione di una conversazione “origliata”, ma devono coinvolgere il lettore, fargli sentire di essere lì ad assistere alla scena.
Come fare? Gabriel G. Marquez, per esempio, lasciava la finestra di casa sempre aperta per ascoltare le voci in strada e prendere spunto per capire come scrivere i dialoghi dei suoi romanzi.
Inoltre, sappi che non esistono regole per la quantità di dialogo da inserire in un testo, ma in generale il dialogo serve a rendere il testo vivo sia dal punto di vista narrativo sia da quello grafico, poiché gli spazi bianchi ne aumentano la scorrevolezza.
La punteggiatura dei dialoghi
Sebbene sia più importante focalizzarsi sulla corretta progettazione e scrittura di una battuta, piuttosto che sulla sua resa formale, può essere utile per gli autori conoscere come utilizzare i segni d’interpunzione nei dialoghi.
Ciò potrebbe aiutarti nel presentare a un editore il tuo manoscritto nella forma più professionale possibile!
Certo, se l’opera viene poi pubblicata con una casa editrice sarà il correttore di bozze a uniformare la punteggiatura. A differenza dei punti e delle virgole, infatti, i segni d’interpunzione nei dialoghi non seguono delle regole fisse: ogni casa editrice adotta un criterio proprio. Sarà compito del correttore, dunque, revisionare i manoscritti e renderli conformi alle norme redazionali adottate dalla casa editrice.
La prima scelta da compiere nella scrittura dei dialoghi è il segno di punteggiatura usato per indicare il discorso diretto. Non esiste una regola, quindi scegli un criterio e adotta sempre quello, dall’inizio alla fine.
Il dialogo diretto può essere espresso tramite diversi segni tipografici, quali:
- virgolette alte semplici, dette anche virgolette inglesi o singoli apici (‘esempio’): nei romanzi italiani è molto raro trovare gli apici nei dialoghi. Gli apici sono, invece, utilizzati come punteggiatura primaria nei testi in inglese. Di solito vengono usati insieme alle virgolette alte doppie per evidenziare dialoghi nei dialoghi
- virgolette alte doppie, dette anche italiane o doppi apici (“esempio”): in genere si preferisce utilizzarle per citazioni, per i pensieri o per i dialoghi dentro i dialoghi. Tra le case editrici che usano le virgolette alte doppie nei dialoghi troviamo Feltrinelli e Bompiani
- virgolette basse, dette anche francesi o caporali o a sergente («esempio»): sono le virgolette più utilizzate nei dialoghi. Tra le principali case editrici, le usano Adelphi, Mondadori, Garzanti, Salani, Newton Compton. In alcuni casi viene lasciato uno spazio dopo la caporale di apertura, così come dopo l’ultima parola prima dell’inserimento della caporale di chiusura
- trattino lungo o lineetta ( − esempio): una casa editrice che usa le lineette è Einaudi. Se utilizzi il trattino lungo ricordati di mettere uno spazio tra questo segno e la parola successiva; anche il trattino lungo non si trova direttamente sulla tastiera, bensì tra i simboli speciali, però puoi seguire le indicazioni per cambiare i tasti di scorciatoia, come vedremo successivamente
La differenza tra questi tipi di virgolette non è sostanziale; tutte hanno la stessa identica funzione, ovvero segnalare l’inizio e la fine del discorso diretto in un testo. L’utilizzo di un tipo o dell’altro è solo una questione di convenzione.
Le caporali
Le virgolette caporali sono il segno di interpunzione più utilizzato per segnalare i dialoghi all’interno di un’opera. Esse sono un vero e proprio segno, che puoi trovare tra i caratteri speciali dei programmi di scrittura come Word.
Non utilizzare mai al loro posto la doppia parentesi puntata << … >>, si tratta di un errore non accettabile! Se utilizzi Word, potresti assegnare un “Tasto di scelta rapida” a entrambe le caporali (quella di apertura e di chiusura), così da rendere immediato anche il loro inserimento. Oppure digita [Alt + 174] per le caporali aperte («) e [Alt + 175] per le caporali chiuse (»).
Sebbene l’utilizzo delle virgolette alte (“esempio”) sia più semplice, trovandosi di default sulla nostra tastiera e avendo quindi la possibilità di inserirle immediatamente, la scelta delle caporali consente un grande vantaggio, ossia quello di poter sfruttare al meglio la gerarchia delle virgolette.
Conoscere questa gerarchia può servire nel caso in cui, per esempio, all’interno di una battuta viene riportata un’altra citazione o addirittura un altro dialogo.
In tal caso dobbiamo seguire questo ordine:
- caporali
- virgolette doppie
- apici
In questo modo la sequenza vedrà: i caporali per il dialogo primario, quello al suo interno sarà con le virgolette alte doppie e la citazione dentro di esso sfrutterà gli apici.
Dove inserire la punteggiatura nei dialoghi?
Anche in questo caso non esiste una regola vera e propria, poiché le norme redazionali differiscono enormemente tra le diverse case editrici e non c’è una maniera corretta di gestire la punteggiatura nei dialoghi. L’importante è scegliere una metodologia e seguirla dall’inizio alla fine.
I nostri consigli? Prova a seguire questo schema:
- ogni battuta va “a capo”: dividi quindi su due righe separate i capoversi battuta e i capoversi descrittivi (ossia tutti quelli che non contengono battute di dialogo)
- se devi scrivere un periodo composto dal solo discorso diretto, la punteggiatura va all’interno del dialogo: «Vado al parco a correre.»
- se il dialogo è introdotto da una frase la punteggiatura a quel punto riguarderà la frase e non dovrà essere inserita all’interno del dialogo: Mi disse: «Vado al parco a correre». Nel caso in cui la battuta termina con punto esclamativo, punto interrogativo o puntini di sospensione si mette il segno di interpunzione sia dentro che fuori la caporale di chiusura:
- Mi disse: «Vado al parco a correre…».
- Mi disse: «Vado al parco a correre!».
- Mi disse: «Vado al parco a correre?».
- se il dialogo è inserito in un periodo più complesso devi stare attento all’uso o meno della virgola. Anche in questo caso l’inserimento della virgola all’interno o all’esterno del caporale dipende dalle norme redazionali della casa editrice, quindi le possibilità saranno:
- Mi disse: «Vado al parco a correre», e prese le chiavi di casa.
- «Vado,» disse, «al parco a correre.»
Come vedi abbiamo preso ad esempio le virgolette caporali, che noi prediligiamo all’interno delle opere letterarie, ma puoi utilizzare le stesse regole anche con gli altri segni d’interpunzione semplicemente sostituendo quello che tu preferisci.
È vero: l’utilizzo della punteggiatura corretta all’interno dei dialoghi può sembrare un discorso complicato, ma sappi che è solo una questione di abitudine. Sapere come usare correttamente e come sfruttare la punteggiatura ti aiuterà a ritmare la lettura e le emozioni del lettore.
Fonti
B.M. Garavelli, Prontuario di punteggiatura, Editori Laterza, 2003
E. Perrini, Scrivere bene (o quasi), Giunti