Case editrici gratuite o a pagamento: ecco le differenze

Il panorama attuale delle case editrici in Italia sembra un po’ una giungla per gli autori, soprattutto se esordienti. Come orientarsi?

Negli ultimi anni abbiamo assistito in Italia a un aumento esponenziale delle case editrici (e di quelle che si definiscono tali). Accanto alle colonne portanti dell’editoria, nate nel secolo scorso, ci sono progetti freschi e interessanti, ma anche case editrici che speculano sulle aspettative degli autori e che spesso non hanno una linea editoriale definita né le risorse o l’interesse per promuovere quel che pubblicano. 

Quanto si pubblica oggi in Italia?

Secondo il rapporto dell’Associazione Italiana Editori sullo stato dell’editoria in Italia, negli ultimi cinque anni sono stati pubblicati in media 65.000 nuovi titoli ogni anno. Solo nel 2019 per esempio sono stati pubblicati 237 libri al giorno, mentre nel 1999 erano 144. 

Questi sono senz’altro numeri sorprendenti, soprattutto tenendo in considerazione che ad oggi essere pubblicati da una casa editrice è davvero un’impresa difficile. Com’è possibile tuttavia che il mercato sia arrivato a ricoprire questi numeri? 

Semplice: esistono altre vie di pubblicazione rispetto all’editoria “tradizionale”: 

  • l’autopubblicazione (o self publishing)
  • la pubblicazione tramite editori a pagamento, i quali offrono a chiunque la possibilità di pubblicare la propria opera dietro compenso
  • specie negli ultimi anni, sono emerse aziende che adottano entrambe le soluzioni (free e a pagamento), definite “case editrici a doppio binario”

Editoria tradizionale, autopubblicazione ed editoria a pagamento sono soluzioni molto diverse tra loro. Analizziamole in modo dettagliato.

Case editrici non a pagamento

Quando parliamo di case editrici non a pagamento ci riferiamo a tutti quegli editori che scelgono di investire del denaro nelle opere in cui credono e che scelgono di pubblicare. 

È bene ricordarsi che l’editore è prima di tutto un imprenditore: il suo compito è quello di individuare opere che ritiene meritevoli e che potenzialmente potrebbero avere successo. Sarà l’editore quindi a farsi carico di tutti i costi di produzione, pubblicazione e distribuzione del libro. 

Dopo la firma del contratto d’edizione, con il quale l’autore è vincolato alla casa editrice per un determinato periodo di tempo, l’editore si impegna a coprire tutte le spese relative alla lavorazione del testo e alla realizzazione del prodotto: 

  • l’editing
  • la correzione bozze
  • l’impaginazione
  • la creazione della copertina 
  • la stampa di un numero predefinito di copie
  • infine, l’editore si impegna a curare gli aspetti legati alla distribuzione e alla promozione del titolo 

Uno dei vantaggi di pubblicare con una casa editrice tradizionale è che quest’ultima porta il tuo libro nelle librerie, anche se è importante sottolineare quanto la forza della distribuzione può dipendere dalla dimensione stessa della casa editrice. 

Una casa editrice più grande potrà infatti contare su una rete di distribuzione più ampia rispetto a una piccola casa editrice indipendente. Tuttavia, scegliere di pubblicare con una casa editrice non a pagamento resta un’ottima occasione per l’autore per immettere nel mercato un prodotto di qualità che potenzialmente può raggiungere un numero più ampio di lettori. 

È importante sottolineare anche che, a differenza di quanto accade con l’autopubblicazione in cui l’autore detiene di fatto il proprio diritto d’autore al 100%, con la firma del contratto d’edizione presso una casa editrice, l’autore trasferisce all’editore i diritti di utilizzazione commerciale della sua opera secondo le modalità concordare e a fronte di un compenso. 

Quest’ultimo viene calcolato in una percentuale – che ad oggi oscilla in media tra il 4 e l’8% – al netto di iva per ogni copia venduta. Tale somma viene corrisposta all’autore in modo periodico (spesso il pagamento è annuale o semestrale) dalla casa editrice stessa, la quale fornirà all’autore un rendiconto delle vendite.

Case editrici a pagamento

Una casa editrice a pagamento, detta anche EAP (Editoria a Pagamento) è una realtà editoriale “fittizia”, che mette il peso del rischio d’impresa sulle spalle degli autori, anziché assumerselo. Rappresenta la prima e più facile scorciatoia per pubblicare un libro: l’autore paga un editore affinché il suo libro sia stampato, pubblicato con regolare codice ISBN e distribuito (spesso male). 

A differenza delle case editrici tradizionali, le EAP non scommettono su alcuna opera, quello che gli interessa loro è unicamente incassare un guadagno sicuro. All’autore viene infatti richiesto un contributo per sostenere le spese di pubblicazione, e ciò in altre parole corrisponde a far assumere all’autore tutti i costi relativi ai servizi editoriali e alla stampa. 

Ciò che inoltre le differenzia dalle case editrici tradizionali è che le EAP non fanno una vera e propria selezione dei manoscritti da pubblicare, né in base all’affinità con la linea editoriale né dal punto di vista della qualità. Ogni testo è quindi considerato potenzialmente meritevole di essere pubblicato, anche se non è qualitativamente adeguato o interessante per il mercato editoriale. 

Spesso le case editrici a pagamento non sono realmente interessate nemmeno a far conoscere il libro pubblicato, perché il loro guadagno è già assicurato dal contributo versato dall’autore. Non sono in grado di fare una buona promozione né di garantire la presenza dei titoli in libreria, dato che non dispongono di una valida rete di distribuzione. 

Inoltre, la casa editrice a pagamento spesso non garantisce un buon lavoro sul testo dal punto di vista dell’editing, della correzione bozze e dell’impaginazione, andando così a immettere sul mercato un prodotto di scarsa qualità, dato che, come abbiamo sottolineato, il contributo dell’autore ha già coperto, spesso anche ampiamente, le spese di produzione del titolo.

Come funziona l'editoria a pagamento?

Grazie alla crescente domanda di pubblicazione da parte degli autori, si è ormai sviluppato un numero sempre più consistente di editori a pagamento, i quali, a seguito delle crescenti critiche, hanno dovuto sviluppare e perfezionare una serie di espedienti per aggirare le accuse e continuare a far pagare gli autori. 

Ecco un breve elenco dei modi in cui può proporsi un editore a pagamento:

  • contributo alla pubblicazione: l’editore chiede all’autore una somma che andrebbe a coprire spese quali l’editing, la correzione di bozze, i costi tipografici, l’assegnazione del codice ISBN, la distribuzione, l’ufficio stampa e la promozione. Può capitare che l’editore, a seguito del pagamento dell’autore, fornisca da contratto un numero di copie omaggio
  • condivisione del rischio imprenditoriale: l’editore utilizza l’espressione “condivisione” per celare il fatto che sta cercando di addossare all’autore spese e rischi d’impresa che invece dovrebbero essere sostenuti solo dall’editore stesso, perché secondo la legge (art. 118, 633/1941) il contratto d’edizione dovrebbe sancire un accordo secondo cui l’autore cede i diritti sull’opera per un determinato numero di anni, mentre rientra tra i compiti dell’editore quello di investire il proprio denaro sulla pubblicazione
  • impegno contrattuale all’acquisto di copie: l’editore, non avendo la sicurezza di un minimo di copie vendute, chiede che l’autore si impegni ad acquistare un numero prestabilito di copie. Spesso viene richiesto l’acquisto di 100, 200 o 300 copie del proprio libro, e di solito vengono fatte acquistare con uno sconto sul prezzo di copertina. In conclusione l’editore si garantisce la vendita di un tot. di copie soltanto perché è l’autore ad acquistarle
  • pagamento delle royalty dopo tot. copie vendute: può capitare che nel contratto d’edizione l’editore indichi che il pagamento del diritto d’autore sia corrisposto solo dopo 100, 500, 1000 copie vendute. Di fatto, l’editore trattiene tutti i compensi che spetterebbero all’autore prima di arrivare al numero di copie vendute stabilito. Tuttavia, spesso questo meccanismo porta l’editore a non corrispondere mai l’autore, perché purtroppo non esiste alcuna forma accessibile di controllo delle rendicontazioni. Ma anche se l’editore fosse preciso e trasparente nella rendicontazione, spesso per un autore esordiente non è per niente facile vendere oltre 100 copie, quindi sostanzialmente l’editore sta trattenendo l’unico incasso che l’autore andrebbe a percepire

Editoria a doppio binario

Negli ultimi anni sono nate anche alcune case editrici definite “a doppio binario”: sono aziende che hanno diviso le proprie attività principali in settori differenti in base al rischio d’impresa. 

Ciò vuol dire che una parte dell’azienda si comporta come una casa editrice tradizionale, per cui si assumerà totalmente i rischi d’impresa e i costi relativi al progetto editoriale. Un’altra parte richiede un compenso all’autore – che sia per la pubblicazione o per i servizi relativi alla realizzazione del libro – o tramite l’acquisto di un numero di copie obbligatorio. 

Ogni casa editrice a doppio binario stabilisce i criteri di pertinenza dell’uno o dell’altro settore e quindi a quali autori proporre un tipo di pubblicazione piuttosto che un altro. Quindi, sostanzialmente, se il progetto editoriale è convincente, l’editore potrà decidere di pubblicare il libro senza chiedere nulla all’autore. Diversamente, se l’opera non dimostra possedere un buon potenziale commerciale, o per qualsiasi altra motivazione stabilita dall’azienda, l’editore chiederà un contributo economico all’autore per coprire una parte delle spese.

FONTI

M.G. Cocchetti, L’autore in cerca di editore, Milano, Editrice Bibliografica, 2018
F. Di Vita, Pazzi scatenati. Usi e abusi dell’editoria italiana, Orbetello, effequ, 2011

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